Le città che hanno perso le Olimpiadi
Cosa ci rimettono Madrid e Istanbul dopo che il CIO ha scelto Tokyo per i giochi del 2020, e quanto costerebbe a Roma riprovarci per il 2024
Sabato 7 settembre il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha scelto Tokyo come sede delle Olimpiadi del 2020, scartando così le candidature concorrenti di Madrid e di Istanbul. In Giappone l’annuncio è stato molto festeggiato, mentre Spagna e Turchia hanno dovuto fare i conti con la loro bocciatura e valutare i costi conseguenti. Il New York Times ha messo insieme le implicazioni delle due bocciature, con una breve analisi che può tornare utile per fare qualche riflessione sulla concitata proposta degli ultimi giorni di candidare nuovamente Roma per le Olimpiadi, questa volta del 2024, dopo il tentativo per quelle del 2020 annullato dal governo Monti, che nel 2012 non firmò i documenti per la candidatura.
Madrid
La capitale della Spagna aveva puntato molto sulla possibilità di ospitare le Olimpiadi e aveva già avviato la costruzione di diversi impianti sportivi, per dimostrare al CIO la serietà del proprio progetto. Madrid confidava in questo modo di avere più possibilità di vittoria e di rilanciare la propria economia, nei guai a causa della crisi economica e con un debito di circa 6,9 miliardi di euro. Ora deve fare i conti con alcune strutture sportive completate e sottoutilizzate, e altre in fase di completamento come un centro per gli sport acquatici, che nei piani avrebbe ospitato le competizioni olimpiche di nuoto.
Nel 2009 Madrid ha anche inaugurato la “Caja Mágica” (letteralmente “Scatola Magica”), un centro sportivo per il tennis con una grande copertura rimovibile, in cui si sarebbero dovute tenere le gare di tennis. La struttura è costata poco meno di 300 milioni di euro, anche se il progetto iniziale aveva preventivato un costo intorno ai 120 milioni. In quattro anni la “Caja Mágica” è stata usata in poche occasioni di rilievo internazionale.
Le motivazioni dietro le votazioni dei membri del CIO che portano alla bocciatura di una candidatura non sono rese pubbliche, ma si sospetta che Madrid sia stata esclusa anche per alcuni problemi legati alla gestione del doping da parte delle autorità sportive spagnole. Lo scorso aprile in Spagna un giudice ha disposto la distruzione di 200 prelievi di sangue che dovevano essere consegnati all’antidoping. I campioni di sangue erano tra le prove sequestrate dalla polizia durante un’indagine su presunti casi di doping legati al medico sportivo Eufemiano Fuentes, accusato di avere messo a rischio la salute di diverse persone con le sue trasfusioni. Fuentes durante il processo aveva ammesso che tra i propri pazienti c’erano diversi atleti del calcio, del tennis, della boxe e del ciclismo.
Turchia
Il CIO aveva dubbi sulla gestione dei casi di doping anche in Turchia. Le autorità sportive turche poco tempo fa avevano annunciato un nuovo piano di “tolleranza zero” sul doping, dopo la scoperta e la sospensione di 30 atleti risultati positivi a diverse sostanze per migliorare le prestazioni. La Turchia aveva comunque da tempo problemi con il doping e nel 2011 aveva perso anche il proprio accredito presso l’Agenzia mondiale antidoping per non avere aderito agli standard richiesti.
Mentre a Madrid sono rimasti quasi tutti delusi dalla notizia della bocciatura, a Istanbul le reazioni sono state più sfumate, e in alcuni casi di apprezzamento. Gli oppositori del primo ministro conservatore di Recep Tayyip Erdoğan, che nei mesi scorsi hanno organizzato diverse proteste accusando il governo di limitare la democrazia e di islamizzare il paese, si sono trovati nella zona di piazza Taksim per festeggiare. Secondo loro il governo aveva puntato molto sulle Olimpiadi per portare avanti più facilmente quello che le opposizioni definiscono come un piano di speculazione edilizia in città.
Urbanisti e architetti si erano messi insieme e avevano organizzato il gruppo “Boicotta Istanbul 2020”, che aveva analizzato i piani della candidatura di Istanbul, concludendo che dalla documentazione mancavano informazioni chiare sulla sostenibilità del progetto anche dal punto di vista ambientale. Il progetto non era del tutto chiaro così come le possibilità di una sua riuscita, elementi che evidentemente hanno spinto la maggioranza dei membri del CIO a scegliere la proposta più organica e strutturata di Tokyo.
Italia
Dopo la scelta di Tokyo per le Olimpiadi del 2020 in Italia si è tornato a parlare della possibilità di candidare nuovamente Roma, questa volta per i Giochi del 2024. Il presidente del Consiglio Enrico Letta ha detto che “possiamo candidarci seriamente a ospitare le Olimpiadi del 2024. La considero una delle cose fattibili, che dobbiamo fare”. Come nel 2010 rimangono comunque molti dubbi sulla sostenibilità di un progetto italiano. Per il tentativo fallito del 2020, Roma aveva stimato che per portare avanti la candidatura sarebbero serviti almeno 42 milioni di euro, e ne aveva spesi almeno 16 per la “pre-candidatura” presentata dal CONI. Il governo Monti nel 2012 aveva deciso di lasciar perdere a causa delle scarse risorse economiche disponibili, spiegando che il piano comportava altissimi rischi di sforamento del budget e non dava molte garanzie.
Foto: la reazione di un ragazzo in piazza a Madrid alla notizia
della bocciatura della città per le Olimpiadi del 2020 (Denis Doyle/Getty Images)